Fabio Minazzi

Giovanni Vailati epistemologo e maestro

Con un inedito vailatiano sull’insegnamento medio della Filosofia

Informazioni
Collana: Centro Internazionale Insubrico
2011, 194 pp.
ISBN: 9788857506463
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Sinossi

Che senso può mai avere la domanda «dove sta il vento quando non soffia?». Ponendosi simili questioni Giovanni Vailati non solo sottolinea la centralità filosofica dell’analisi del significato, ma afferma anche come sia nostro dovere saper vivisezionare i concetti, onde liberarci dalla loro tirannia. Per Vailati i concetti espressi nel linguaggio non devono infatti essere i nostri padroni, ma devono tornare a servirci per fare chiarezza nel nostro pensiero. Vailati torna così alla radicalità filosofica della domanda socratica: ma di cosa stiamo parlando? Ma introduce anche ad un orizzonte epistemologico-critico che sarà quello teorizzato da esponenti del neopositivismo come Moritz Schlick o Rudolf Carnap. Tuttavia Vailati condivide anche - con tutta la tradizione del positivismo e del neopositivismo - una sorta di «acidità zitellare» (G. Preti) nei confronti della lezione kantiana. Così linguaggi e significati rischiano nella sua riflessione di ridursi anche a schemi vuoti, incapaci di spiegare l’oggettività della conoscenza umana. In questa prospettiva storico-critica lo studio della lezione epistemologica vailatiana diventa allora la preziosa e straordinaria cartina di tornasole per meglio intendere la stessa storia della cultura filosofica italiana, nei suoi punti di forza (à la Vailati), ma anche nelle sue intrinseche debolezze filosofiche (ancora, à la Vailati). Entro questo complesso contesto teorico Vailati non ha poi mai smesso di presentarsi, pur tacitamente, come un autentico Maestro socratico della scuola italiana, configurando il profilo, affatto anomalo, di un docente delle scuole medie superiori che ha saputo sempre insegnare nelle sue classi come un intellettuale di sicuro respiro europeo ed internazionale. Il che costituisce, ancor oggi, una lezione, culturale e civile invero memorabile, sia per l’università, sia per la scuola italiana che sembrano aver perso di vista proprio questo afflato socratico, invero sempre decisivo. Anche l’importante inedito vailatiano sull’insegnamento medio della filosofia, che chiude il volume, non fa che confermare, in chiaroscuro, questa prospettiva critica.


Fabio Minazzi (Varese 1955), ordinario di Filosofia teoretica dell’Università degli Studi dell’Insubria, è direttore scientifico del Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti”, direttore della rivista «Il Protagora» e socio effettivo dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences. Formatosi alla scuola di Ludovico Geymonat e di Mario Dal Pra ha insegnato nelle Università di Milano, all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, nell’Università di Lecce, all’Università di Cordoba (Argentina), tenendo molti altri corsi, lezioni e seminari in diversi atenei (italiani ed esteri). Autore di una trentina di monografie, ha curato più di cinquanta volumi e ha scritto oltre 300 saggi, studi e note nei quali ha approfondito, in particolare, la storia del razionalismo critico europeo ed italiano (occupandosi, in particolare, del pensiero di Carlo Cattaneo, di Ludovico Geymonat e di Giulio Preti), traducendo anche volumi di Popper (1998) e Petitot (2009). In questa collana ha pubblicato Geymonat epistemologo (2010) e ha curato, con Evandro Agazzi, Evolutionism and religion (2011).