Francesco Lomonaco nacque in Basilicata a Monte Albano jonico e dopo i primi studi sotto la guida del canonico N.M. Troyli si trasferì, nel 1790, a Napoli per frequentare le lezioni universitarie del giurista F.M. Pagano. Nel 1799 fu tra i fautori della Repubblica napoletana, il cui crollo lo vide condannato a morte. Per un banale errore di trascrizione del cognome si salvò, prendendo la via dell’esilio in Francia per poi tornare in Italia dove riuscì a ottenere l’insegnamento di storia e geografia nel Collegio militare di Pavia su raccomandazione del letterato Vincenzo Monti. In questa fase strinse anche rapporti con Foscolo e Manzoni e fu autore apprezzato dell’efficace Rapporto al cittadino Carnot. Diffusore della filosofia di Vico, scrisse un saggio sull’Analisi della sensibilità (1801), due raccolte di biografie, le Vite degli eccellenti italiani (1802) e dei famosi capitani d’Italia (1804) e un Discorso augurale sulla storia (1806). I suoi Discorsi letterari e filosofici del 1809, mal graditi al potere napoleonico, furono condannati dalla censura. Con un atto di protesta e di libertà Lomonaco si lasciò affogare la mattina del 1° settembre 1810 nelle acque del Ticino alla periferia di Pavia.