
Articolo

Abstract
Schleiermacher combines an “Irenaean” ethics of teleological aspiration toward perfection with an “Augustinian” hermeneutical epistemology of discernment of error. As this relates to the question of evil, Schleiermacher’s position allows him to maintain, in continuity with both types, that «Evil is nothing in itself and emerges only together with the appearance of the good, insofar as this good is posited as becoming » and thus that «evil is posited in both particular and large scale acts partly as incapacity (Unvermögen) and partly as corruption (Verderben)».
Keywords: Incapacity; Corruption; Individual; Communal; Sin.
In questo numero
- Introduzione
- Odissea del rancore. Riflessione di un “antropologo da biblioteca” sull’homo absconditus nel torturatore e nel femminicida
- Storicismo diltheyano e questione del male
- La tentazione manichea da Leibniz a Barth
- Un cuore nuovo. Male radicale e ripristino del bene nella Religion di Kant
- Senso e mistero. Quattro figure del negativo
- L’abitudine al male nella filosofia francese della prima età moderna
- Il male tra il detto di Anassimandro e il racconto del peccato originale
- Emmanuel Levinas: il male elementale e il suo al di là
- Violenza, angoscia e paura nei sistemi religiosi
- Emmanuel Levinas: l’ontologia, il grido di Giobbe e l’eccesso del male
- Il problema del male nel pensiero di Edmund Husserl
- Sin and Evil in Schleiermacher
- Al di là del male di violenza? Istanze teoretiche e paradossi del pensiero intorno ai concetti di sofferenza e pena
- L’altro è malvagio? Antropologia e politica tra Schmitt e Plessner