Teoria della forma e della figurazione (Vol. II)

Storia naturale infinita

Informazioni
A cura di: Marcello Barison

Collana: Fuori collana
2009, 530 pp.
ISBN: 9788857501611
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Sinossi

Si chiude con la pubblicazione di questo secondo volume l’edizione in lingua italiana degli scritti teorici di Paul Klee raccolta sotto il titolo complessivo di Teoria della forma e della figurazione. Sono qui comprese le lezioni tenute a Weimar durante il breve semestre estivo del 1923 che proseguono e precisano quelle dedicate alla teoria dei colori nell’inverno del ’22 (su cui si conclude il tomo precedente), nonché le esercitazioni del semestre invernale 1923-’24, riservate all’analisi dei Mezzi figurativi in connessione con lo studio della natura. Viene poi inclusa un’accurata testimonianza dell’attività didattica dopo il trasferimento a Dessau della sede del Bauhaus, dove spiccano i corsi del biennio 1928-’29, i quali, nonostante gli appunti lasciati dall’artista si spingano fino al dicembre del 1933 (all’epoca del suo definitivo ritorno a Berna), possono essere a ragione considerati l’estrema trascrizione in termini concettuali del suo prodigioso microcosmo pittorico. Predilezione teorica dei corsi e degli appunti riportati è lo studio delle energie primarie che, mimetiche rispetto alla crescita di un complesso organico, governano il processo di maturazione figurativa per il quale viene a crearsi l’immagine compiuta. «Il seme mette radici, la linea dapprima si dirige verso la terra, non per viverci ma per ritrarne energie onde emergere al regno della luce». Ed è così che l’opera si concreta, acquisendo la sua veste nel visibile come se fosse la ramificazione ultima di un processo di ‘espansione’ naturale. Ripercorrendo le pagine del testo, veniamo appagati da un’insperata inquietudine che pure attinge al fondo di noi stessi. Ci ricongiungiamo alla segreta volontà dell’artista — Paul Klee ci prende per mano e ci conduce nel «cuore della creazione».

 

Paul Klee (1879-1940) è certamente una delle più eminenti figure dell’arte del Novecento. Nato a Münchenbuchsee, presso Berna, da Hans-Wilhelm Klee, maestro di musica all’Accademia di Berna, e da Maria Ida Frick, cantante professionista, manifesta fin dalla dalla prima infanzia un’eccezionale inclinazione per le arti, prime su tutte la musica e la pittura, alla quale si dedicherà poi in modo preminente a partire dal 1898, anno in cui comincerà a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Monaco. Proprio nella città bavarese conosce nel 1911 Vasilij Kandinskij, Alfred Kubin, Franz Marc e August Macke, fondatori del gruppo Il Cavaliere Azzurro, con i quali esporrà le proprie opere a Berlino già nel 1912. Sarà tuttavia la grande mostra monacense del 1919 a consacrarlo definitivamente come uno dei più importanti artisti sulla scena internazionale delle avanguardie. Si deve infatti a quel successo se Walter Gropius lo volle come docente di pittura presso la prestigiosa sede weimariana del Bauhaus — incarico che egli ricoprirà successivamente anche a Dessau fino al 1930, per entrare infine nel 1931 all’Accademia di Düsseldorf dove rimarrà fino al 1933, quando fu costretto alle dimissioni dal regime nazista che bollò la sua produzione come «arte degenerata». Lasciata la Germania si trasferì a Berna dove morì precocemente nel 1940 al termine di una lunga malattia.

 

Marcello Barison (1984), Dottore di ricerca in Filosofia teoretica, ha studiato presso l’Università di Padova, la Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg im
Breisgau e l’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) di Napoli. Tra i suoi interessi figurano, oltre alla filosofia tedesca del Novecento (in particolare Heidegger), anche il pensiero francese post-strutturalista (soprattutto Deleuze e Foucault) e l’ambito estetico. Ha dedicato alcuni contributi apparsi sia in Italia che all’estero alle possibili convergenze tra prassi filosofica, arte e letteratura contemporanee. Segnaliamo in particolare il volume La Costituzione metafisica del Mondo (Padova, 2009) ed i saggi Eterotopie. Gropius — Heidegger — Scharoun (Milano-Udine, 2010) e Seynsgeschichte und Erdgeschichte. Zwischen Heidegger und Jünger (Frankfurt am Main, 2010).