
Lunga e interminabile è l’heideggeriana notte del mondo, in cui gli dei hanno abbandonato il mondo e la minaccia di un inverno senza fine sembra sottrarre all’uomo ogni possibilità di salvezza. In tale orizzonte, che, a partire dal solenne proclama di Nietzsche circa la «morte di Dio» e dalle fascinazioni heideggeriane, appare sempre più disertato dal divino e privato della possibilità stessa di nominare Dio, si muove tale volume. In questo scenario, in cui mancano rituali e parole adatte e lingue sacre, e in cui il divino è scacciato e respinto dai suoi stessi luoghi e dalle sue chiese, in cui vuoti sono gli spazi lasciati dagli dei, i luoghi sacri, i templi e gli altari, il pensiero può, abitando tali luoghi deserti, aprirsi a ri-pensare radicalmente il senso dell’incontro con il divino, nella consapevolezza -come nota Jean Luc Nancy- che «qui, il divino sta precisamente nel fatto che non ci sia niente di nascosto, niente di oscuro e segreto».
Antonio Di Chiro (Campobasso, 1973) è docente di Storia e Filosofia nei Licei. Laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (2000), ha proseguito gli studi all’Università degli Studi di Cassino (Scuola Internazionale di Studi Filosofici, 2003) e all’Università degli studi di Pisa (SSIS, 2005/2007), ed è dottorando di ricerca in Sociologia e ricerca sociale presso l’Università degli Studi del Molise. Ha pubblicato, oltre a diversi saggi e articoli, Dalla logica all’etica. Wittgenstein e il dovere verso se stessi (Vitmar, Venafro, 2003) e La dissoluzione del pensiero. Sulla cibernetica in Martin Heidegger, in Filosofia sociale (Mimesis, Milano, 2007).