Attraverso una carrellata di personaggi come Nietzsche, Valéry, Barrès, Sartre, Foucault e Lyotard l’autore affronta una delle questioni filosofiche storicamente più spinose come la responsabilità degli intellettuali. Blanchot, in questo libro, ricontestualizza, a distanza di quarant’anni, il dibattito sull’impegno, rivalutando, almeno parzialmente, il discorso del filosofo sulla letteratura militante, e indicando, infine, che la responsabilità degli scrittori si identifica con un atto morale dell’uomo: la difesa dell’individuo in carne e ossa nella società.
Maurice Blanchot nasce a Quain (Saôneet-Loire) il 22 settembre del 1907. Vive tra il Sud della Francia e Parigi. Tra le poche notizie che di lui sappiamo non ha mai parlato alla radio, non è mai apparso in televisione, non ha mai fatto una conferenza né una lezione all’università e nemmeno è apparso in pubblico per presentare un suo libro. Autore letterariamente terrificante, politicamente impuro, è ammirato da grandi filosofi come Lévinas, Foucault e Derrida, da scrittori come Roland Barthes, Elio Vittorini e Italo Calvino, da grandi poeti come René Char ed Edmond Jabès. Muore a Le Mesnil-Saint-Denis (Parigi) il 20 febbraio 2003.
Marco G. Ciaurro ha studiato all’Università di Pisa con Aldo Giorgio Gargani e all’École des Hautes Étude con Jacques Derrida. È membro della Societé Amie de Blanchot e fa parte del Comitié de rèdaction nel sito Espace Maurice Blanchot. Ha scritto il romanzo La stanza dei fili (Valleri) e la raccolta di racconti L’infelicità perfetta (SEF). Lavora come consulente alla vendita per un’azienda americana.
