Personalità eclettica, pioniere si può dire degli studi sulle manifestazioni artistiche dei malati mentali, Max Prinzhorn si muove sul labile confine tra arte e follia, unendo l’interesse più preminentemente estetico, da storico dell’arte, a quello medico psichiatrico. La sua ricerca parte dall’analisi delle opere d’arte prodotte da varie tipologie di malati di mente, poste in relazione di volta in volta con le Avanguardie degli anni Venti, e in particolare l’espressionismo tedesco e il surrealismo, correnti di fatto considerate folli e degenerate, espressione di un disagio esistenziale.
Hans Prinzhorn (Herner Westfalia, 1866 - Monaco, 1923). Di formazione estetica e artistica, dopo i quarant’anni si dedicò agli studi psichiatrici, prendendo nel 1917 una seconda laurea in medicina. Prese poi servizio presso la clinica psichiatrica di Heidelberg, dove iniziò a occuparsi dei disegni e delle pitture dei pazienti. Qui maturò l’idea della sua opera maggiore Bildnerei der Geisteskranken (Berlin, 1922), qui presentata. Abbandonata l’attività ad Heidelberg, Prinzhorn si dedicherà in seguito alla psicoterapia, partecipando inoltre a numerose conferenze di argomento estetico, filosofico e psicologico in Europa e negli Stati Uniti. Tra le sue opere più importanti, si segnalano: Bildnerei der Gefangenen (Berlin, 1926); Leib, Seele, Einheit. Ein Kernproblem der neuen Psycologie (Zurich, 1927); Krisis der Psychoanalyse (Leipzig, 1928); Nietzsche u. das 20 jahrhundert (Heidelberg, 1928).