
Quando vediamo un ritratto pensiamo di vedere un individuo, sembra ovvio, tuttavia esso non è presente in tutte le culture e in tutte le epoche. Perché? Esistono poi pratiche affini come dipinti e sculture di facce inventate, maschere, caricature, camuffamenti o anche opposte come il tatuaggio o la plastica facciale. Che connessione hanno queste pratiche con la questione della definizione dell’individuo? Dell’individuo infatti il ritratto ci propone una rappresentazione identificante e in questo senso esso costituisce anche il modello della rappresentazione. La questione del ritratto allora viene pensata qui come l’intersezione di quella dell’individuo (da Aristotele a Simondon) con quella della rappresentazione (Stoichita, Belting, etc) di cui si segue la fenomenologia in un viaggio tra culture e periodi storici diversi nel quale si cerca di rintracciare i contorni che delimitano l’esistenza di questa pratica figurativa.
Roberto Terrosi, ha fatto ricerca all’università di Kyoto e ha insegnato Estetica all’università del Tohoku a Sendai fino all’incidente di Fukushima (vedi saggio in Sindrome giapponese, Mimesis, 2011). Le sue ricerche riguardano il legame tra filosofia, antropologia e storia dell’arte. Ha scritto vari libri tra cui ricordiamo La filosofia del postumano (1997) e Storia del concetto d’arte (2006).