Questo testo di Freud costituisce il suo più rilevante e autentico tentativo di definire e proteggere uno spazio di autonomia per la psicanalisi, la “giovane scienza” da lui fondata. La presente traduzione cerca di riproporre in italiano la ricchezza metaforica, la vis polemica, la profondità della prosa freudiana. A questo scopo propone anche diverse note linguistiche che tentano di colmare l’inevitabile scarto fra le due lingue e dare un fondamento alla sostanziale innovazione interpretativa dei passaggi più complessi e di quelli eticamente più sensibili. Il commento in nota cerca invece, fra l’altro, di spiegare teoreticamente ed epistemologicamente il fallimento dello sforzo freudiano di difendere la psicanalisi dalle pretese esclusive della medicina; un fallimento ricondotto in una certa misura anche da Freud stesso, nachträglich, all’incapacità di distinguere la psicanalisi dalla sua applicazione medica.
Sigmund Freud (1856 – 1939), neurologo austriaco, fondatore della psicanalisi da lui stesso definita: 1) un procedimento per l’indagine dei processi psichici inconsci; 2) un metodo terapeutico per il trattamento dei disturbi nevrotici; 3) una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica.
Antonello Sciacchitano, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Psichiatria, psicanalista di formazione lacaniana, redattore della rivista di filosofia “aut aut”; vive e lavora a Milano.
Davide Radice, psicanalista in formazione, psicologo in formazione, consulente informatico, laureato in Filosofia Teoretica; vive e lavora a Milano.
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