Un carattere tipico della vicenda artistica della modernità è la crescente difficoltà di lettura delle opere, al di fuori di cerchie specialistiche più o meno ristrette; un fenomeno intensificato dalle attese di un pubblico sempre più di massa, irresistibilmente attratto dai ‘segreti’ o dalla ‘religione’ dell’arte contemporanea. Dall’età dei lumi e della prima divulgazione editoriale, il succedersi delle diverse tendenze e sperimentazioni artistiche – spesso considerate ostiche, ‘incomprensibili’, folli – è stato accompagnato dalla loro messa in discussione attraverso un dibattito pubblico che si è largamente avvalso della grafica satirica, in forme alte e basse (dalle incisioni litografiche alle vignette pubblicate in riviste e giornali). Il punto di vista era molto spesso ‘reazionario’, ‘antimoderno’, ma non necessariamente. L’idea è di raccontare l’arte degli ultimi due secoli attraverso i suoi riflessi nella grafica satirica; vale a dire, guardando alla sua corrente ricezione pubblica, cui davano generalmente forma le invenzioni – sempre ingegnose, talvolta geniali – della migliore caricatura, con risultati, non di rado, di un’intelligenza critica sorprendentemente sintetica e chiara.
Marta Sironi collabora alla ricerca presso il Centro APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano. Alcuni articoli sulla rappresentazione satirica dell’arte sono stati pubblicati sulla rivista “L’Uomo Nero. Materiali per una storia delle arti della modernità”. Con Antonello Negri ha curato Mario Sironi. L’arte della satira (2004) e Un diluvio di giornali (2007).
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