Gabriele Scaramuzza

Il brutto all'opera

L'emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi

€ 20,00  € 19,00

Gabriele Scaramuzza

Il brutto all'opera

L'emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi

Informazioni
Collana: Filosofie del teatro
2013, 234 pp.
ISBN: 9788857515953
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Sinossi

Nel 1853 esce l’Estetica del Brutto di Rosenkranz e, insieme, hanno luogo le prime del Trovatore e della Traviata. La cosa, per quanto casuale, è in certo modo anche simbolica. La formazione di Giuseppe Verdi avviene in un periodo in cui si impone all’attenzione il brutto, la più sconcertante tra le categorie estetiche. E il biografo di Hegel ce ne offre il primo, e a tutt’oggi insuperato, bilancio. Nei suoi drammi Verdi dà ampio spazio alla fisicità grottesca e repellente, alla laidezza morale di taluni personaggi, allo squallore di non pochi ambienti, e allo spessore esistenziale che li costituisce, e ne progetta il riscatto al di fuori dei canoni estetici ai suoi tempi dominanti. Le sue scene si popolano di figure non edulcorate da un bello ideale né deformate dallo specchio omologante della bella presenza e, ciononostante, emancipate dall’angoscia della negatività loro inerente. Nel tutto del teatro musicale giocano elementi diversi in variabili rapporti tra loro, ma la musica riveste un ruolo preminente, contribuendo potentemente a determinare il destino del brutto. È sul piano dell’ascolto che prende corpo l’enorme carica di riscatto di cui Verdi investe il negativo che rappresenta. La scelta coraggiosa di Verdi lascia aperte non poche domande circa la nostra strana attrazione per il brutto, e l’estetica può offrire strumenti per metterle meglio a fuoco. Delle opere verdiane si è detto e scritto molto, ma questo libro si pone in una prospettiva insolita, offrendo insieme un percorso affascinante tra i meandri del nostro senso estetico. Nell’anno delle celebrazioni verdiane, è un contributo che coglie del mondo di Verdi un aspetto tanto fondamentale quanto pochissimo frequentato, e non solo nel nostro “paese del melodramma”.

Gabriele Scaramuzza (Milano, 1939) si è laureato a Pavia, ha insegnato Estetica a Padova, Verona, Sassari e, da ultimo, a Milano. Si è occupato dapprima di estetica fenomenologica; ha poi compiuto ricerche sul tema della “morte dell’arte” di ascendenza hegeliana, cui vanno connessi l’attenzione al problema del brutto e del melodrammatico, gli studi dedicati a Kafka e, più recentemente, l’interesse per l’estetica delle situazioni estreme.