
Ci sarà bisogno di un lettore attivo, o meglio, “interattivo” – se si prendono alla lettera le istruzioni per l’indice che chiudono il volume – per attraversare questa raccolta di racconti facendone non solo una lettura piacevole, ma un’esperienza. È a questo, nientemeno, che chiama una scrittura intenzionalmente appesa a molti fili diversi. Chi ci si vorrà immergere si troverà sfidato a scovare grimaldelli con cui far saltare i lucchetti narrativi che ne custodiscono il senso. Così, al di sotto di una semplicità subito fruibile, potrà comparire uno strano genere di struttura – fluida, verrebbe da dire – entro cui ‘leggere’ valga anche ‘collegare’, ‘intersecare’, ‘raccogliere’, secondo possibilità svariate che non dipendono più solo da chi ha scritto, ma altrettanto dal vissuto e dalla sensibilità di chi si confronti con i temi del libro: “la povertà” “il Veneto” “la montagna”, “l’amore, forse”.
Igor Cannonieri, nato a Milano, è veneto d’adozione. Alla professione d’insegnante di filosofia e storia nel liceo, affianca la collaborazione con la Società Filosofica Italiana e con le cattedre di Filosofia teoretica e Filosofia del linguaggio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, presso cui si è formato. Ha pubblicato: Doppio Invio (romanzo), Cattedrale, Ancona 2008, 2009²; “Filosofia e letteratura territori di confine; ovvero un contributo per pensare il confine come territorio”, saggio compreso nel volume Nelle parole del mondo, Mimesis, Milano-Udine, 2011; (con L. V. Tarca) A lezione da Wittgenstein e Derrida. Ovvero come diventa reale un dialogo impossibile, Mimesis, Milano-Udine 2012.