C’è un mito che fortemente lega architetti e linguisti, urbanisti e semiologi: è la storia della Torre di Babele. Basta per aver presente quanto la sfida lanciata da questo libro – la città è come la lingua, la lingua è come la città – sia immensa e pericolosa, possibile soltanto per approssimazione. Ci sono molteplici ragioni per accostare la forma e il senso della città a quelli della lingua, e questo libro le racconta, ricostruendo la fisionomia di alcune delle principali figure della città tradizionale e di quella contemporanea: la circolazione automobilistica, l’aeroporto, la promozione politica e territoriale, le affissioni pubblicitarie, il waterfront e i parchi, i miti d’origine, le tecnologie comunicative portatili, i villaggi vacanze, i centri commerciali. E lo fa, al modo della semiotica, prendendo ogni volta come riferimento esemplare un testo differente, sia esso direttamente spaziale e urbano oppure filtrato da altri linguaggi e altri media.
Gianfranco Marrone, scrittore e saggista, si occupa di analisi critica dei linguaggi della cultura contemporanea. Scrive su diversi giornali e riviste. Insegna Semiotica nell’Università di Palermo. Tiene regolarmente corsi, seminari e conferenze in diverse altre università italiane e straniere. Fra le sue ultime pubblicazioni: Il discorso di marca (2007), L’invenzione del testo (2010), Addio alla Natura (2011), Stupidità (2012). Il suo sito personale è www.gianfrancomarrone.it
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