Le parole di Virginia Woolf sono affilati coltelli che intimidiscono il banale proposito di volerle classificare ed addomesticare in concetti ed ipotesi di indulgente pensiero. Esse esortano anche il più mite intelletto all’investigazione ed alla messa in questione, all’azzardo coerente ed alla riflessione attenta. Dall’evidenza del Tempo al reperimento della Forma e della Verità, si dipana una serrata analisi sui personaggi e le parole woolfiani che evidenzia quanto l’esperienza di scrittura di un romanzo sia la messa in atto di un processo creativo che possibilizza e progetta la vita. È il sentire l’emozione che si fa alone di verità, è l’emozione che organizza la forma, che scopre e inventa l’immagine delle parole che non mettono ordine, ma mantengono il dubbio e l’incertezza.
Sara Matetich si è laureata in filosofia presso ‘La Sapienza’ di Roma discutendo una tesi in Estetica sul confronto del concetto di ‘gioco’ tra Immanuel Kant e Gregory Bateson. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca presso lo stesso Ateneo analizzando le incursioni temporali ed esistenziali che, da Heidegger in poi, sono rintracciabili negli scritti di Virginia Woolf. Ha curato la pubblicazione di due saggi di Virginia Woolf nel volume Sul cinema (Mimesis Edizioni, 2012). È cultore della materia e collabora alle attività della cattedra di Estetica dell’Università degli Studi di Salerno.
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