
Il percorso autobiografico di Rousseau nelle sue Confessioni si presenta ricco di sorprese. Qui si rinvengono le prime tracce delle idee poi teorizzate nei suoi scritti filosofici; da qui si torna a innervare di tensione i suoi concetti, in un processo di genesi ininterrotta. L’autobiografia poi, che ci si aspetta come luogo della rappresentazione enfatica dell’identità, viene ribaltata. Come racconto veridico di sé (auto-biografia), essa si scopre invece intramata dalla finzione; come scrittura di sé (auto-biografia), si riconosce invece percorsa dal rapporto con l’altro. L’ultimo segmento del termine, la –grafia, aiuta a comprendere i possibili motivi di questi ribaltamenti. La scrittura di sé che ci affida Rousseau contempla tutti gli elementi della sua impossibilità: la scrittura di un sé alla fine invisibile, ma in grado di rendere visibile a noi stessi la nostra stessa invisibilità. L’autobiografia perfetta.
Iolanda Poma è professore di Filosofia morale all’Università del Piemonte Orientale – Vercelli. Ha insegnato Filosofia della Religione ed Ermeneutica; attualmente è docente di Filosofia Morale e di Filosofia della Storia. Tra le sue pubblicazioni: Le eresie della fenomenologia. Itinerario tra Merleau-Ponty, Ricoeur e Levinas (1996); Minima philosophiae. La modernità in Th. W. Adorno (1998); Saggi su Th. W. Adorno (2002); Gabriel Marcel. La soglia invisibile (2008), autore di cui ha tradotto e curato l’opera Essere e Avere (1999).