La traduzione dell’opera letteraria dà avvio in La bocca immagina a uno svolgimento teorico originale, il cui margine elusivo è accostato in un linguaggio specifico ed evocatore; la riflessione si snoda nelle anse della discussione sugli sviluppi storici e contemporanei della disciplina, da un’inedita angolatura estetico-fenomenologica: dalle radici premoderne della fedeltà ai retaggi dell’epoca Romantica, l’inquadramento diacronico delle tematiche ne esplicita gli assunti nelle teorizzazioni recenti, di cui è tracciato anche un primo bilancio. In un’essenziale legittimazione della traduzione artistica, a fondamento di quest’ultima è per la prima volta davvero analizzata e posta la mediazione dell’immagine – con un ribaltamento dell’ottica che tradizionalmente prescrive doveri al traduttore, si scoprono così anche i suoi “poteri” o “facoltà” spirituali che realmente ne delimitano l’atto. Riccamente documentato e particolarmente leggibile, per lo studente o lo specialista, questo libro è sia un utile compendio sia un vero e proprio saggio di critica dei più cospicui apporti alla riflessione sul tradurre, che l’autrice affronta con piglio valutativo: ne risalta un settore odiernamente passibile di un punto di vista unitario, in grado di stabilire nessi, limiti e aperture, nel ricostruirne con precisione i risvolti pluridisciplinari.
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