
Al suono della sua lira si immobilizzano le Simplegadi, le isole mobili che rischiano di far naufragare la nave Argo. La sua voce impedisce a quella malefica delle Sirene di ammaliare gli Argonauti. Nell’Ade, ascoltando il suo canto, le anime dei defunti piangono, le Erinni conoscono per la prima volta la dolcezza delle lacrime, Tantalo dimentica la fame e la sete eterne che lo tormentano. La sua storia con Euridice è la celebrazione più alta del supremo potere di incantamento della musica. Orfeo è il poeta.
Eva Cantarella Già professore ordinario di Istituzioni di Diritto romano e Diritto greco antico all’Università Statale di Milano, ha insegnato in molte università italiane e straniere. Tra i suoi campi di interesse: i rapporti tra antropologia e diritto, il diritto omerico, il diritto criminale, la storia delle donne e quella della sessualità. Autrice di molti libri e di oltre cento articoli tradotti in diverse lingue straniere, collabora da molti anni alle pagine culturali del “Corriere della Sera” e nel 2001 è stata nominata Grande Ufficiale della Repubblica. Tra i suoi libri più recenti: Itaca (Milano, 2002); I supplizi capitali in Grecia e a Roma (Milano, 2006); L’amore è un dio (Milano, 2008); Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma (Milano, 2009); “Sopporta, cuore…” La scelta di Ulisse (Bari, 2010).
Dorella Cianci - Il Sole 24 Ore, 26 luglio 2015
"Perché Orfeo si volse"
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Camilla Tagliabue - Il Fatto quotidiano, 17 agosto 2015
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Francesco Roat - Città futura, 7 agosto 2015
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Gian Paolo Grattarola - mangialibri.com, 22 ottobre 2015
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Manlio Triggiani - La Gazzetta del Mezzogiorno, 7 febbraio 2016
"Che dolcezza quelle lacrime nell'antico mito di Orfeo"
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