
«Mai non mi diero i Dei senza un egual disastro una ventura»
La Merope di Scipione Maffei nel terzo centenario (1713-2013)
«Mai non mi diero i Dei senza un egual disastro una ventura»
La Merope di Scipione Maffei nel terzo centenario (1713-2013)
Nel corso del Settecento la Merope del veronese Scipione Maffei non è stata soltanto investita del ruolo di tragedia di riferimento per la creazione di un canone drammaturgico italiano, ma ha costituito anche il motore fondamentale di una discussione, di rilievo europeo, sulla funzione del teatro in età moderna. Allo straordinario successo dell’opera, tuttavia, fece seguito sin dal XIX secolo un rapido oblio, da parte sia del pubblico che della critica. In questo senso, i due versi pronunciati da Merope e scelti come titolo del convegno «Mai non mi diero i Dei / Senza un ugual disastro una ventura» sintetizzano al meglio la contrastata fortuna della tragedia maffeiana, di cui il presente volume offre una rilettura critica in occasione del terzo centenario dalla sua prima messa in scena (Modena, 1713).
Enrico Zucchi è dottorando presso il Dipartimento di Scienze Linguistiche, Filologiche e Letterarie dell’Università di Padova. Si dedica al teatro europeo tra Seicento e Settecento, privilegiando lo studio dei rapporti tra diritto, politica e letteratura. Ha pubblicato saggi sulla drammaturgia arcadica e sulla sopravvivenza del coro nella tragedia italiana.
Tatiana Korneeva - Drammaturgia (Firenze University Press), novembre 2015
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