Luciano Rapotez
Colpevole perché partigiano
Introduzione di: Moni Ovadia
Collana: Fuori collana
2016, 236 pp.
ISBN: 9788857533049
Il libro narra, in forma autobiografica, la complessa storia di Luciano Rapotez che, a sedici anni, entra nel PCI e contestualmente, espulso dalla scuola, inizia il suo apprendistato nei cantieri navali muggesani. Reclutato in Marina, inizia la sua collaborazione con i partigiani jugoslavi: lavora all’acquisizione di armi e materiali da inviare alla Resistenza. L’8 settembre ’43 scappa da La Spezia e rientra a Trieste. Entra a far parte del Battaglione Triestino partecipando alla battaglia di Hrpelje e Kozina, immediatamente successiva a quella di Gorizia. Viene poi rievocata la vicenda della strage di San Bartolomeo, (16 settembre 1946); lo sfondo è quello della Cortina di Ferro e la questione, rimasta in ombra per nove anni, esplode subito dopo il passaggio di Trieste all’Italia. Il nuovo questore e il nuovo commissario decisero allora di trovare ad ogni costo i colpevoli, individuandoli tra gli ex partigiani comunisti, considerati filo-slavi. L’arresto, le torture in Questura, nelle mani di una banda di aguzzini che non aveva niente da imparare dalla bande dell’epoca nazifascista, gli anni di carcere costituirono una prova terribile. Nel periodo di restrizione ricevette la visita in carcere dell’allora Ministro della giustizia Aldo Moro, ispirato dal vescovo di Trieste, Mons. Santin, convinto dell’innocenza di Luciano. L’uscita dal carcere non fu la liberazione dall’incubo. La famiglia si era dissolta e Luciano dovette ricominciare una vita nuova, decidendo di lottare con determinazione contro la tortura e l’ingiustizia.
Diego Lavaroni, psicologo, psicoterapeuta, si occupa di studi e ricerche in campo demologico (giochi popolari, filastrocche, fiabe) e storico, con particolare riguardo alle vicende resistenziali nel Friuli e nella Venezia Giulia.
Francesco Benigno - Alias, 27 marzo 2016
"L'esemplare caso del partigiano Rapotez in un triste covi di spie"
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Maurizio Disoteo - contropiano.org, 8 luglio 2016
"Colpevole perché partigiano"
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