Eugenia Lamedica
Dal fondamento alla fondazione
Hannah Arendt e la libertà degli antichi
Il totalitarismo è un evento storico relegabile in un’epoca definitivamente tramontata o rappresenta una soglia che ha concluso l’epoca degli “universali” annunciando l’attuale paradigma “bio-tecnologico”, e perciò anche bio-politico? Ciò che Arendt descriveva come il precipitare della differenza tra pubblico e privato nel dominio ibrido del sociale si sta rivelando oggi, sulla scia di una sempre più integrale fusione di tecnica e natura, come una progressiva indistinzione tra “mondo della vita” e lavoro, produzione e consumo, “agire strumentale” e “agire comunica tivo”. Individuando nella questione della tecnica il fattore decisivo del “modernismo riluttante” di Arendt, questo studio ne esplora il tanto discusso richiamo all’antichità classica , in special modo romana. Ne emerge un’idea di fondazione tesa tra le dicotomie della metafisica e il post-moderno, e forse postumano, regno dell’indifferenza bio-tecnologica.
Eugenia Lamedica laureata in filosofia a Ca’ Foscari, ha conseguito il dottorato in storia del pensiero filosofico nel 2012 presso l’Università di Verona con Adriana Cavarero. La tesi ha vinto il premio Belli bandito dall’Università di Venezia. Interessata alla fenomenologia e al pensiero filosofico e politico del Novecento, ha pubblicato su temi di microstoria e sull’interpretazione arendtiana di Marx. Attualmente si interessa di biopolitica e paradigmi del post-fordismo.