
A distanza di poco più di un secolo dalla morte, Ia figura di Cesare Lombroso continua a essere oggetto di numerosi studi, analisi e polemiche. Attraverso l’esame di alcune delle sue opere principali e dell’ambiente storico e sociale in cui furono prodotte, la presente opera rilegge l’impresa lombrosiana come una macchina simbolica e ideologica che colma sul piano dell’immaginario l’assenza di legittimazione dello Stato unitario. Mediante un’analisi serrata delle strategie discorsive e degli stratagemmi retorici impiegati, da una parte viene demistificata la scientificità da alcuni ancora invocata nei confronti di Lombroso. Dall’altra, la riflessione mira a porre domande più generali sullo statuto delle scienze umane e sociali con riguardo ai criteri della loro utilità e ragionevolezza.
Dario Altobelli (1974) ha due dottorati di ricerca, in Discipline demoetnoantropologiche e in Sociologia, e una specializzazione in Archivistica. È docente di Sociologia del diritto presso l’Università degli Studi Roma Tre e ha collaborato con diverse Cattedre e insegnamenti universitari fra cui Antropologia Culturale, Antropologia dello Sviluppo, Etnologia, Sociologia generale, Sociologia del diritto e Scienza Politica. Tra le sue pubblicazioni: I sogni della biologia. Utopia e ideologia delle scienze della vita del Novecento (2012); Il fondo archivistico Gaetano Mosca (2010); Indagine su un bandito. Il caso Musolino (2006). È anche autore di vari saggi su scienza e utopia e di storia delle scienze umane e sociali apparsi su riviste e volumi collettanei.