
Le teorie e le pratiche femministe offrono un punto di avvistamento privilegiato sull’orizzonte biopolitico che viviamo. Da due secoli al centro dell’area di attrito tra biopolitica e democrazia, il femminismo – nelle sue numerose varianti – ha messo a nudo il carattere contraddittorio di categorie della teoria politica classica come uguaglianza, democrazia, individuo, diritto, cittadinanza. Se la vita al centro delle traiettorie del bio-potere si configura come vita sacra, uccidibile, “nuda vita”, le teorie femministe la collocano in una dimensione relazionale di interdipendenza. Ma in che modo la comune vulnerabilità può aprire ad una politica differente? Che rapporto c’è tra biopolitica e cura materna? Nel momento in cui le nuove tecnologie portano il capitalismo al cuore della vita, della sessualità, della riproduzione e i corpi delle donne risultano frammentati, oggettivati, investiti dal biopotere, si fa urgente una “politica della vita materiale” in grado di disegnare nuovi modi di abitare la contraddizione tra bíos e zoé.
Tristana Dini collabora con la cattedra di Filosofia Morale dell’Università Federico II di Napoli. Dottoressa di ricerca in Metodologie della filosofia (Università di Messina) e Filosofia teoretica e politica (Istituto Italiano di Scienze Umane Napoli), ha condotto le sue ricerche presso la Ruhr Universität di Bochum, la Fondazione Bruno Kessler di Trento, l’università degli studi di Salerno. Si occupa di filosofia classica tedesca e di etica e filosofia politica contemporanea con particolare riferimento alle teorie femministe e al concetto di biopolitica. Fa parte del collettivo di redazione della rivista “www.adateoriafemminista.it”.
Stefania Tarantino - Leggendaria, marzo 2017
"Singolarità, parzialità, unicità"
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Alessandra Pigliaru - Il Manifesto, 11 gennaio 2017
"Forme di governo del vivente. La questione della biopolitica"
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Cristina Morini - operaviva.info, 19 dicembre 2016
"La cura del capitale"
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