In questo libro, apparso per la prima volta nel 2006, Leonard Lawlor getta le basi di una filosofia della vita in grado di opporsi al bio-potere e di portare a compimento il progetto heideggeriano di un oltrepassamento della metafisica. Confrontandosi con i testi di Husserl, Heidegger, Merleau- Ponty, Derrida e Foucault, Lawlor prende le distanze dalla fenomenologia e propone di ripensare il “concetto ultra-trascendentale della vita” a partire dallo “iato minuscolo” che, nel cuore dell’immanenza dell’auto-affezione che tradizionalmente definisce la vita, contamina la presenza con l’assenza, il proprio con l’estraneo, il potere con l’impotenza, la visione con l’accecamento. Incapace di possedersi assolutamente, la vita si ritrova così costantemente impegnata in una battaglia con la “formicolante presenza” della morte. Eppure, è proprio questa radicale finitezza della vita – o meglio, di una vita – che apre la possibilità di resistere al bio-potere e di lasciarsi alle spalle la metafisica.
Leonard Lawlor ha conseguito il Ph.D. in Filosofia all’Università di Stony Brook nel 1988, e ha insegnato all’Università di Memphis dal 1989 al 2008 come Faudree-Hardin Professor of Philosophy. Nel 2008 è stato nominato Edwin Erle Sparks Professor of Philosophy alla Penn State University, dove svolge la funzione di Direttore degli studi in Filosofia. Autore di otto libri, tra cui This is not Sufficient: An Essay on Animality in Derrida, Derrida and Husserl: The Basic Problem of Phenomenology, Early Twentieth-Century Continental Philosophy, The Challenge of Bergsonism: Phenomenology, Ontology, Ethics, Thinking through French Philosophy: The Being of the Question, Imagination and Chance: The Difference Between the Thought of Ricoeur and Derrida. Il suo libro più recente è From Violence to Speaking Out: Apocalypse and Expression in Foucault, Derrida and Deleuze.
Informazioni
Opzioni di acquisto
Edizione cartacea
€ 18,00 € 17,10
Sinossi
Ti potrebbe interessare