Anna Sica

L’Arte Massima

La rappresentativa nel novo stile: norme e pratica del metodo italiano di recitazione (1728-1860). Volume I - Parte prima

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Anna Sica

L’Arte Massima

La rappresentativa nel novo stile: norme e pratica del metodo italiano di recitazione (1728-1860). Volume I - Parte prima

Informazioni
Collana: Filosofie
2017, 178 pp.
ISBN: 9788857540481
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Sinossi

La difficile arte della produzione della verità in scena riaffiora dallo studio delle sigle declamatorie usate dagli attori per contrassegnare i loro copioni. Queste rappresentano le norme e le regole della recitazione che i Riccoboni avevano definito Arte Massima. L’analisi delle fonti, che ci restituiscono la pratica declamatoria del metodo italiano di recitazione dalla sua genesi settecentesca fino all’alba dell’Unificazione del Paese, ci conduce gradualmente a far rivivere, fra le altre, l’interpretazione dell’Amleto di Tommaso Salvini. Le modulazioni dei trapassi di voce e la concatenazione dei gradi e dei toni, che Salvini ha segnato nel copione di Amleto, ci dicono che quella fu una interpretazione sapientemente bilanciata tra arte e politica. Salvini ottenne l’autorizzazione a mettere in scena Amleto il 14 luglio 1860. Garibaldi era sbarcato a Marsala in maggio. I suoi Mille combattevano in Sicilia per raggiungere la penisola, e il primo agosto avrebbero raggiunto le coste calabre. Napoli era l’ultima ridotta del vecchio ordine politico a resistere, prima dell’agognata unificazione. E lì, in quel caldo luglio, sul palcoscenico del teatro dei Fiorentini, Salvini presenta un Amleto mutilato, privo soprattutto delle scene più introspettive e sentimentali del testo shakespeariano. Egli potenzia le scene che evocano convergenze con le tensioni politiche e sociali italiane, e mette in evidenza in ogni battuta l’inevitabile ed imminente passaggio ad un ordine nuovo. Salvini coinvolge così il mitico principe di Danimarca negli afflati patriottici che si respiravano in quei giorni nelle vie e nei vicoli della città partenopea. Nella scena finale Fortebraccio e Amleto appaiono protagonisti di una profezia che si sarebbe avverata da lì a poco, la nascita della Nazione Italiana. L’Amleto, quello che ci restituiscono le concatenazioni dei gradi e delle voci dell’Arte Massima, è un eroe tragico che vince sul vecchio ordine, pur morendo. Non sono le scomposizioni e le ricomposizioni delle scene, o il depotenziamento di alcune scene o il rafforzamento di altre ad indicare l’originale interpretazione di Salvini, ma la complessa tessitura delle modulazioni e dei trapassi di voce contrassegnati nel copione.

Anna Sica è Professore Associato di Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Università di Palermo, si è distinta per i suoi studi sulla drammaturgia, sulla recitazione e sulla regia. Ha pubblicato anche sulla Commedia dell’Arte, sul teatro nord-americano e russo. Il suo ritrovamento a Cambridge del nucleo più consistente della biblioteca di Eleonora Duse, che si credeva perduta, offre un contributo significativo agli studi dusiani. Il lavoro di ricomposizione di questo fondo prezioso è pubblicato nel volume The Murray Edwards Duse Collection (2012). A lei si deve la decifrazione del codice declamatorio della drammatica, i cui primi risultati sono stati esposti nei volumi La drammatica-metodo italiano: trattati normativi e trattati teorici (2013) e The Italian Method of la drammatica: Its Legacy and Reception (2014). Ha pubblicato in Biblioteca Teatrale, New Theatre Quarterly, Nineteenth Century Theatre and Film. È membro dell’IFTR (International Federation for Theatre Research) e del Consiglio d’Indirizzo della Fondazione Lirica Teatro Massimo di Palermo.

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