
A partire dagli anni ’70, si sono sviluppate con crescente diffusione nuove pratiche terapeutiche che prevedono l’interazione fra esseri umani e delfini, Tursiops truncatus in particolare. I promotori delle Dolphin-Assisted Therapies (DAT) hanno saputo cogliere la fascinazione che i delfinidi esercitano sull’immaginario collettivo, presentando questi cetacei come mammiferi dotati di straordinarie abilità cognitive, intelligenza sociale, empatia e legittimandone il loro impiego a fini terapeutici proprio in virtù di tali capacità. In seguito all’esperienza diretta presso un centro di delfinoterapia in Indonesia, l’autrice presenta questo fenomeno indagando la zona cieca delle terapie assistite con i delfini: dalle prove di efficacia ai costi elevati, al setting delle sessioni, fino alle ricadute sul benessere dei cetacei impiegati nei centri. Nel caso della delfinoterapia, la vulnerabilità di esseri umani in cerca di cura sembra incontrare nell’acqua quella degli animali “terapeuti”, facendo emergere le delicate questioni dell’animal welfare e della complessa relazione fra esseri umani e animali. Il libro costituisce il primo studio pubblicato in italiano sull’argomento.
Irene Candelieri, laureata a Trieste in filosofia e poi in psicologia con una tesi in epistemologia e cognizione animale, si è perfezionata in studi sulla cultura delle donne. I suoi ambiti di ricerca comprendono, in particolare, la dimensione simbolica e del sacro, del femminile, la cura e la relazione essere umano-animale. Nel 2006 ha vinto la borsa di studio del MAE-Ministero degli Affari Esteri e della NUM-National University of Mongolia, con cui ha condotto una ricerca sul campo in ambito antropologico sullo sciamanesimo mongolo. Dal 2015 è membro del Laboratorio di Filosofia e Politica dell’Immagine presso l’Università di Trieste.
Federica Manzon - Il Piccolo, 12 luglio 2018
"Irene Candelieri e la delfinterapia"
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