
Ci si figura abitualmente la storia della psicoanalisi, nata a Vienna agli albori del Novecento, come un movimento inesorabile verso Occidente, in ragione della diaspora ebraica dall’Europa continentale in direzione della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Un tale immaginario si trova confortato dal ricorrere delle metafore su Freud “conquistador” di un Nuovo Continente e sulla prima generazione di “pionieri” della nuova scienza che lo accompagna. Questo studio prende in contropiede un tale immaginario, esplorando alcune rotte alternative intraprese dal freudismo. Lungo il XX secolo, infatti, la psicoanalisi si imbattè nella questione coloniale, in particolare in India e nell’Africa francese (Madagascar, Algeria), contribuendo a pensare, in senso soggettivo oltre che politico, la questione della decolonizzazione, esperienza che, lungi dall’essere esaurita, continua ad agitare il mondo post-coloniale e produce nuovi sintomi, tanto sul versante degli ex-colonizzati quanto su quello degli ex-colonizzatori.
Livio Boni, filosofo di formazione e dottore di ricerca in psicopatologia e psicoanalisi, è autore di Freud et la question archéologique (Paris, 2014), L’India della psicoanalisi. Il subcontinente dell’inconscio (Milano, 2014) e La Ville inconsciente (in collaborazione con Guillaume Sibertin-Blanc, Paris, 2018). Membro del Comitato di redazione della rivista “Actuel Marx”, ha curato l’edizione italiana di numerosi saggi di Alain Badiou. Vive e lavora a Parigi.
Roberto Zapperi - L’inconscio, Nº7 - giugno 2019
"L’inconscio postcoloniale. Geopolitica della psicoanalisi"
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Valentina Tatti Tonni - libertariam.blogspot.it, 2 marzo 2019
"La dualità dell'Edipo post-coloniale"
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Francesca Bolino - Robinson, 10 febbraio 2019
"Freud l'indiano"
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