Perché reintrodurre il vecchio termine di ispirazione, che risale al romanticismo tedesco? Perché “il suo soggetto non è ‘il’ soggetto, ma l’altro: proprio come per la seduzione, la persecuzione, la rivelazione. In risonanza con l’altro adulto originario, questo altro, in momenti privilegiati, riapre la ferita dell’inatteso, dell’enigma. Un’apertura che l’analisi talvolta mantiene – è precisamente questo il suo marchio d’origine, il suo marchio ad opera dell’origine – e che può essere trasportata al di fuori, verso altri campi di alterità e di ispirazione. È quello che bisogna appunto denominare transfert di transfert”.
Il volume comprende lavori scritti tra il 1992 e il 1999, molti dei quali davvero ispirati e spesso controcorrente, originali e sempre chiarificatori, non solo rispetto alle forze in gioco nel conflitto psichico, all’inconscio sessuale che è caratteristica dell’essere umano, alla pulsione di morte, agli scopi della cura psicoanalitica, ma anche relativamente al posto della psicoanalisi nella comunità scientifica, alla sua posizione antiermeneutica, tra miti e teorie.
Jean Laplanche (1924-2012), agrégé di filosofia, psichiatra, psicoanalista, è stato tra i fondatori dell’Association Psychanalytique de France e professore alla Sorbona. Direttore scientifico delle Œuvres complètes de Freud – Psychanalyse, di collane psicoanalitiche e della rivista “Psychanalyse à l’université”, è autore di molti importanti contributi e numerosi libri, tra i quali, con J.-B. Pontalis, la fondamentale Enciclopedia della psicoanalisi (1968).
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