La condizione umana è soggetta a continui mutamenti, spesso tragici, e l’unica possibilità inventiva consiste nella capacità di provare stupore, nel porre domande in un atto di solidarietà tra esseri umani.
In questo saggio, accompagnato da un’intervista concessa dall’autrice alla televisione tedesca nel 1964, Hannah Arendt affronta i temi più vicini alla sua indagine filosofica: dal totalitarismo alle trasformazioni che hanno sconvolto gli assetti mondiali nel corso dell’età contemporanea, dalla questione dell’esilio e dell’identità di un popolo fino a giungere alla lingua tedesca, vera e propria patria del linguaggio con la quale Arendt intrattiene un legame inestirpabile.
Hannah Arendt (Hannover 1906 - New York 1975) è stata una delle massime pensatrici politiche del Novecento. Tra le sue opere: La banalità del male (1964), Vita activa (1964), Le origini del totalitarismo (1967), Tra passato e futuro (1970), La vita della mente (1987). In catalogo per Mimesis: Verità e umanità (2015, con Karl Jaspers), Humanitas mundi (2015), Per un’etica della responsabilità (2017).
Anna Li Vigni - Il Sole 24 Ore, 8 marzo 2020
"Il coraggio di parlare nella lingua materna"
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Attilio Scarpellini - Qui Comincia (Radio Tre), 4 settembre 2019
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Alberto Leiss - il manifesto, 6 agosto 2019
"Contro i razzismi «relazioni dettagliate»"
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Gabriele Ottaviani - convenzionali.wordpress.it, 9 luglio 2019
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