Il libro intende proporre una riflessione sul tema delle pratiche videoamatoriali non da un punto di vista manualistico, ma cercando di rispondere agli interrogativi di natura teorica che tali pratiche quotidiane sollevano. Come possiamo osservare scientificamente oggetti così evanescenti? In che modo può essere indagato ciò che lascia labili tracce perché fondato su un “fare” spesso non regolato da protocolli? Infine, quali strumenti epistemici dobbiamo utilizzare se simili attività appartengono al passato e afferiscono a oggetti tecnici ormai obsoleti? Al fine di illuminare gli spazi quotidiani in cui, molti anni fa, ci siamo appropriati di una videocamera analogica, il libro convoca diversi filoni speculativi – da quello incarnato da Pierre Bourdieu alla linea di pensiero di Michel de Certeau, dalla teoria del dispositivo alla semiotica della cultura di Jurij Lotman – applicandoli a quell’orizzonte di massa rappresentato dal fenomeno videoamatoriale.
Diego Cavallotti è assegnista di ricerca e docente di Semiotica dei media audiovisivi e di Laboratorio di restauro e archiviazione digitale del film e del video presso l’Università degli Studi di Udine. È uno dei coordinatori del FilmForum di Udine-Gorizia. Fa parte del comitato direttivo della collana Plexus di Meltemi e della redazione delle riviste “Cinergie” e “Immagine”. Svolge il compito di responsabile dell’area film del laboratorio La Camera Ottica – Film and Video Restoration dell’Università degli Studi di Udine.
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