
L’atto suicida del terrorista ci costringe a riflettere su ciò che non vogliamo e non possiamo più pensare, ovvero la collocazione che occupa la morte nelle nostre vite. L’azione di uccidere e di essere uccisi è per noi occidentali incomprensibile, si situa in un punto cieco del nostro modo di interpretare la realtà, ed è per questo che ci terrorizza. Debray, l’intellettuale-guerrigliero che prese parte alla rivoluzione mancata in Bolivia al fianco di Che Guevara, ci mette di fronte a una verità scomoda: abbiamo eliminato la morte dalle nostre esistenze. In una società priva ormai di fede, il terrorismo pone interrogativi drammatici non soltanto su chi compie questi gesti sanguinari, ma anche su noi stessi e sul nostro, inutile, tentativo di rimozione della morte.
Régis Debray (Parigi, 1940) è scrittore, giornalista e intellettuale francese. Prese parte al tentativo fallito di rivoluzione in Bolivia. Tornato in Francia nel 1973, ricoprì vari incarichi ufficiali all’interno del governo francese. Tra le sue opere tradotte in italiano: Rivoluzione nella rivoluzione? (1968), La guerriglia del Che (1974), La gringa (1978), Dio, un itinerario (2002), Lo Stato seduttore (2003), Fare a meno dei vecchi (2005), Processo al surrealismo (2007), Cosa ci vela il velo? (2007), Il nuovo potere. Macron, il neo-protestantesimo e la mediologia (2018).
Pagina 3 (Radio Tre), 31 gennaio 2020
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