La cronaca politica ci mostra un’Europa in crisi di identità, un’Europa nella quale alcuni valori culturali e sociali stentano a far valere la propria legittimità di fronte alle difficoltà e alle impasse di carattere politico, economico e finanziario. È allora il caso di provare a ritracciare un quadro d’insieme per mostrare come le linee di fondo che hanno costituito il continente europeo e la cultura detta “occidentale” – dalla nozione di idea alla scienza moderna, dal diritto dell’individuo alla formazione della coscienza sulla scorta del pensiero cristiano, fino all’istanza di un pensiero interculturale – non abbiano esaurito il loro potenziale, mostrando al tempo stesso la necessità di uscire dalle secche di certi discorsi identitari. Al di là del carattere immaginario di una certa idea – fallace – dell’Europa, si tratta di ricostruire un orizzonte di senso simbolico e plurale che possa dare linfa vitale alle sue risorse vive. È forse questo un modo non populista né utopistico di vivere la “contraddizione europea”, senza scioglierla: il fatto che l’Europa ha elaborato la nozione di universale, e insieme ne ha saputo riconoscere la parzialità. Contenere questa duplice visione e non farla disgregare negli interessi particolaristici e neo-nazionalistici è oggi uno dei principali compiti di un pensiero autenticamente europeo.
Marcello Ghilardi è Professore Associato di Estetica all’Università di Padova ed è membro del gruppo di ricerca sull’immaginario “Orbis Tertius” dell’Università di Milano-Bicocca. Tra i suoi libri più recenti: Filosofia dell’interculturalità (2012), Il vuoto, le forme, l’altro (2017, nuova ed.), La filosofia giapponese (2018) e La radice del sole (2019).
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