Articolo
Abstract

Nel contributo ci proponiamo di analizzare il pensiero di Colin Ward a partire da tre parole chiave: il bambino, l’educazione e la comunità. In un primo momento tratteggeremo il pensiero e l’opera dell’eclettico pensatore, architetto ed educatore anarchico, cercando di comprendere le convinzioni profonde che hanno mosso la sua opera e il suo pensiero. Una volta analizzata la sua figura, passeremo ad individuare gli snodi teoretici del suo pensiero, che prendono sempre spunto dall’esperienza per costituirsi come orizzonte. Nella nostra vita sociale e comunitaria infatti abbiamo quasi sempre la libertà di scegliere tra soluzioni che favoriscono la libertà e la creatività rispetto a soluzioni che invece si appellano a principi autoritari. In questa scelta l’educazione gioca un ruolo strategico. Analizzeremo quindi con particolare attenzione il concetto di educazione incidentale, sottolineando come ogni luogo e spazio della città e della campagna possano offrire un’infinita quantità di stimoli educativi a patto di saperli leggere con uno sguardo diverso. Attraverso questa forma di educazione incidentale la scuola potrebbe trasformarsi diventando così il luogo in cui la centralità dell’esperienza vissuta ed elaborata si costituisce come base della motivazione ad apprendere. Per questo ritorna centrale lo sguardo del bambino: solamente se avremo il coraggio di pensare e ricostruire una città a misura di bambino saremo in grado di immaginare ogni contesto, rurale o urbano che sia, come un luogo di apprendimento nel quale, attraverso l’autonomia e la spinta all’autodeterminazione, bambine e bambini possano essere motivati alla partecipazione diretta alla vita sociale.