
Venire al mondo comporta l’imitazione del linguaggio dei genitori, una raffigurazione vivente della loro storia e il proprio coinvolgimento nel loro stile di vita. L’apprendimento scolastico fascista e l’inquadramento nelle istituzioni del regime. Le vicende della guerra diventano un appassionante scenario quotidiano. La sorpresa di un risveglio necessario e felice nel ’44-’45: un adolescente che si sente tutto dalla parte di chi resiste al nazifascismo. Ne esce nel dopoguerra una spontanea e facile fi gura socialista. Certezza politica e un’immaginaria vocazione letteraria e poetica convivono nell’ingenuo protagonismo del liceo. Una identità fragile, ma rumorosa, solo un capitolo che non sa di essere in attesa del proprio futuro.
Fulvio Papi (Trieste 16 agosto 1930) professore emerito di Filosofia teoretica all’Università di Pavia dove ha tenuto l’insegnamento per trentacinque anni. La filosofia come “architettura del pensiero” è il suo punto di arrivo teorico. I suoi classici sono Bruno, Kant, Hegel e Marx. Da giovane è stato vice direttore dell’Avanti.