
Articolo

Abstract
This article focuses on the question of the Informal – a category theoretically emphasized in particular by Deleuze in the sixties – highlighting its relevance for the understanding of contemporaneity. If the Informal of the previous decades was the principle of a catabasis from the form (lived as rigid, oppressive) to the formlessness (lived as liberating – the rhizome), the new Informal moves instead from a state of deconstruction, and tries to go back up from fluidity - which is drowning and finally blocking everything - towards a new solidity. The virus, on the contrary, has impressed a shocking acceleration towards the formlessness.
In questo numero
- La banalità virale. Quando interpretare il mondo risulta impossibile
- Capire la/a distanza
- Uno iato incolmabile tra l’insieme di momenti concettuali e l’esperienza del significato
- Colmare la distanza tra la Terra e la Luna: il caso di A Fire on the Moon di Norman Mailer
- A distanza d’offesa. Note su democrazia immunitaria e distanziamento sociale
- Presenza virtuale o distanza reale? Alcune riflessioni politiche in tempi di virtualità
- Per una critica dell’informale
- D i s t a n z a. Descrizione di uno sguardo, tra visione e scrittura
- Distanziamento sociale e autobiografia critica
- Verso una nuova Nantucket. Melville e la fuga dal Paese delle Fate
- Seconda stella a destra. La lontananza come “serbatoio di immagini inesplose”
- Distanza, lontananza e verità nell’emergenza. Diritto e nostalgia
- Isolare, Abitare, Conversare
- Inquadrare la distanza. Note a partire da Gus Van Sant e Michelangelo Antonioni attraverso Simone Weil
- Da Piero della Francesca a Emilio Tadini. Distanza e prospettiva tra Rinascimento e contemporaneo
- Les fonctions culturelles et religieuses du masque
- Fuoco. Pittura e distanza