Conrad Ferdinand Meyer

Jürg Jenatsch

Una storia grigionese

Informazioni
A cura di: Gabriella Rovagnati

Collana: Il quadrifoglio tedesco
2021, 244 pp.
ISBN: 9788857581347
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Sinossi

Ostilità confessionale e sete di potere sono al centro del racconto di ampio respiro dello scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer, Jürg Jenatsch (1876), seicentesca storia cantonale ambientata nella zona di confi ne fra i Grigioni e la Valtellina all’epoca della Guerra dei Trent’anni. Il giovane pastore grigionese Ju?rg Jenatsch è stato mandato a Berbenno a predicare il protestantesimo in una terra a maggioranza cattolica, allora sottomessa ai Grigioni, ma ambita da Spagnoli e Austriaci per via dei suoi numerosi valichi alpini, per tutti di grande interesse economico. Dall’eccidio dei protestanti in Valtellina del 1620, noto come il “Sacro Macello” e programmato nel testo di Meyer dal barone grigionese Pompeo Planta, Jenatsch si salva miracolosamente, lascia la veste talare e, alleato del duca protestante francese Henri Rohan, s’impegna per liberare la Valtellina dai cattolici. Quando però la politica di Richelieu intralcia il suo progetto di totale indipendenza della sua terra, Jenatsch tradisce il duca, si converte al cattolicesimo, passa al partito spagnolo e riesce a far restituire la Valtellina ai Grigioni. Alla fi ne tuttavia muore per mano di Lucrezia, la fi glia di Pompeo Planta, legata a lui da un rapporto di amore-odio, che lo colpisce a morte con la stessa ascia con cui Jenatsch aveva ammazzato a tradimento suo padre. Storia e fi nzione si fondono in questa prosa, dove ai fatti storici s’intreccia una complessa e ambigua storia d’amore cui fanno da sfondo le montagne e le valli della Rezia. La fi gura eroica che Meyer traccia di Jenatsch è stata ampiamente riveduta dagli storici, che di questa personalità hanno messo in luce l’opportunismo e l’indomita smania di potere, che lo spinsero fi no alla massima abiezione morale.

Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898), poeta e scrittore zurighese appartenente all’epoca del realismo, non si sentì mai in sintonia con il gusto dominante del suo tempo. Ai racconti da strapaese e ai romanzi d’ambientazione rurale che dipingevano la contemporaneità, Meyer oppose una scrittura che preferiva attingere i propri soggetti dal passato. Quello che lo affascinava non erano le vicende dell’umile gente di campagna, ma le personalità di spicco che avevano lasciato un segno nella storia. Come autore scelse sempre argomenti ricercati e colti, traducendo le vicende narrate in un linguaggio raffi nato, lontano dalla tentazione della coloritura vernacolare, complesso nella struttura sintattica e spesso volutamente arcaico nelle scelte lessicali. In tutti i suoi libri Meyer delinea figure caratterizzate da un alternarsi costante di concretezza e intima emozione, in uno stile sempre scevro da superfl uità e melensaggine. Prosa e poesia costituiscono un’unità nella produzione di questo scrittore, che segna il momento di trapasso dai toni descrittivi del realismo a quelli evanescenti e inquietanti del simbolismo.

Gabriella Rovagnati, germanista, traduttrice letteraria e scrittrice, vive e lavora a Milano (www.gabriella-rovagnati.it).