

Fin dove può spingersi il linguaggio del nichilismo in quanto testimonianza rigorosa – benché indiretta – di sé? In che consiste l’estremo limite del suo dire, a partire dall’”evidenza” del diventar nulla e da nulla, senza sottrarsi – come in genere astrattamente accade – alla metafisica che si porta in seno? Ferma restando l’impossibilità di guardare in faccia la propria alienazione in quanto persuasione che l’ente è niente (la follia, vista come tale, non può non tramontare e cioè apparire come negata), per conoscere l’estrema negazione del Destino (un tratto del Destino stesso) ci pare decisivo “aiutare” il nichilismo a esplorare il limite, altamente aporetico, in cui potentemente – per un’ultima resistenza ancora in forma indiretta – si fa sentire il Baratro.
- Presentazione
- PARTE I
- Robot collaborativi e di servizio
- L'uomo e la macchina. Appunti biogiuridici sull’intelligenza artificiale
- Rem tene, verba sequentur. Big data e questione etica
- Identità. Scienza, conoscenza, identità reale e identità virtuale
- PARTE II Discussione
- Sulla coerente incoerenza del nichilismo
- Apparire in altro. Sull’apparire della struttura originaria nei cerchi della terra isolata
- «Non aprite quella porta»: l’alternativa islamica come sfida interna all’Europa
- Essere e oltre-passare. Metafisica, contraddizione, affezione
- Regolamento e criteri di referaggio