Il pensiero di Ludwig Wittgenstein rappresenta uno dei vertici dell’elaborazione filosofica del Novecento, costituendo lo spartiacque storico tra stili di pensiero così differenti come la filosofia analitica, la fenomenologia e l’ermeneutica. La difficoltà principale che si pone a chi tenti di affrontare la lettura della testualità wittgensteiniana è data dalla molteplicità delle analisi, dallo stile frammentario, dai mutamenti nel tempo dell’orientamento speculativo che rendono arduo l’ottenimento di uno sguardo d’insieme sull’opera. Ciò che la presente indagine si propone è di ripercorrere l’intero percorso di pensiero wittgensteiniano cercando di esporne l’evoluzione interna e di renderne perspicua la fondamentale unità. Nel dispiegarsi dell’analisi ciò che emerge progressivamente come cellula generativa e momento unitario della speculazione wittgensteiniana è il rapporto costitutivo tra la forma del filosofare, il “metodo filosofico”, e l’etica, intesa come attività e non come dottrina.
Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex. Oltre a saggi ed articoli apparsi in Italia e all’estero, ha curato scritti di Simmel (Il segreto e la società segreta, 1992) e Scheler (Amore ed odio, 1993). È autore di Intersoggettività e fondamento in Max Scheler (La Nuova Italia, Firenze 1997), Fenomenologia e genealogia della verità (Jaca Book, Milano 1998), Introduzione alla “Filosofia della psicologia di L. Wittgenstein (1946-1951) (Unicopli, Milano 2000) e Il concetto di valore: dall’etica all’economia (Mimesis, Milano 2001). Attualmente collabora all’attività didattica e di ricerca presso le cattedre di Filosofia della Storia e Filosofia Teoretica II dell’Università degli Studi di Milano.