
Con un inedito di Hans Blumenberg, Concetto di Realtà e teoria dello Stato
Questo libro si chiede se non sia pobbibile ampliare e approfondire la fondamentale domanada di Hannah Arendt sulla banalità del male. La risposta viene cercata in alcuni autori che hanno collocato il problema del male in primo piano nell'agenda filosofica. In Kant predomina l'intreccio tra filosofia della storia e teodicea (con l'inaugurazione della tuttora attualissima ideologia del progresso), in Blumenberg si delinea un pensiero che, dopo aver preso le mosse dalla "legittimità dell'età moderna", è approdato a ricerche antropologiche tra le più inquietanti e affascinanti del secolo scorso. Coinvolgendo altre esperienze di filosofia politica e morale e altri autori di primoo rango (da Edmund Burke a Hans Jonas alla stessa Hannah Arendt), Accarino affianca al tema della banalità del male una riflessione sul caratetre complesso e inedito del male. Viene così resa giustizia a un decisivo tema antropologico che accomuna 8almeno) Arnold Gehlen e hans Blumenberg. Quello della "complicatezza" dell'agire umano ovvero del mito di Dedalo, che dà il titolo al volume. In appendice al volume vine presentata la prima traduzione italiana del saggio di blumenberg Concetto di relatà e teoria dello Stato (1968), utile anche a chi voglia cogliere lo stadio iniziale di successive indagini di Blumenberg già note al lettore italiano.
Bruno Accarino insegna Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze. Collabora a varie riviste ed è membro del comitato direttivo di "Filosofia politica". Trale sue ultime publicazioni ricordiamo Ingiustizia e storia (1994), La ragione insufficiente (1995), lacune (1998), Rappresentanza (1999) e l'edizione italiana de I limiti della comunità di Helmuth Plessner (2001).