Oswald Spengler, tramonto e metamorfosi dell’Occidente

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A cura di: Maurizio Guerri Markus Ophälders

Collana: Fuori collana
2004, 244 pp.
ISBN: 9788884832177
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Sinossi

Globalizzazione e desimbolizzazione delle civiltà hanno significati concettualmente analoghi: Spengler ha cercato in migliaia di pagine di mostrare come sia la cultura simbolica a dare forza e energia vitale a una civiltà, consentendone la crescita. La sua desimbolizzazione non è che il segno evidente del tramonto. Quindi, la globalizzazione non può rappresentare l’apogeo di una civiltà, bensì è la testimonianza di un irreversibile declino. Agli inizi del Novecento, quando Spengler scriveva il suo capolavoro, l’Europa era pervasa dall’ebbrezza del proprio sviluppo scientifico, viveva nella venerazione dell’idea di progresso, che. Sia pure attraversando alterne fortune, non ha mai abbandonato l’anima dell’uomo faustiano, l’anima dell’Occidente. Quest’uomo appariva trionfante, pronto a colonizzare con la sua idea di civiltà il mondo, un mondo che non sembrava affatto al tramonto. L’uomo faustiano mai avrebbe immaginato che popoli ricchi di simbolicità, fedeli alla loro tradizione, un giorno avrebbero potuto minacciarlo e, forse, ferirlo a morte. Spengler lo sosteneva con una a-contemporaneità che agli intellettuali del suo tempo appariva sciocca, grottesca, patetica. Che ancora oggi, nonostante ciò che accade, appare a molti inaccettabile o intollerabile. (Stefano Zecchi)

 

Scritti di Stefano Zecchi, Michael Töndl, Gilbert Merlio, Domenico Conte, Giuseppe Raciti, Michela Nacci, Luciano Arcella, Giovanni Gurisatti, Fortunato Cacciatore, Gianfranco de Turris, Renato Pettoello, Maurizio Guerri, Giampiero Moretti, Markus Ophälders, Francesca Marelli, Giancarlo Magnano San Lio, Matteo Brega, Giancarlo Lacchin, Alexander Demandt.