Dalla sua nascita a oggi il cinema si è spesso ispirato alla filosofia. Ma altrettanto ricco è il rapporto inverso, quello per cui è la filosofia a prendere lo spunto dalla grande e fantastica fabbrica delle immagini. Il libro approfondisce i due lati di questa interessante relazione. Da Aristotele a Merleau-Ponty la filosofia ha sempre riflettuto su un’esperienza apparentemente semplice come quella del vedere. Ma le domande sono tante, soprattutto quando la tecnologia ci permette letteralmente di inventare nuove immagini e nuovi modi di vedere. Il volume è un percorso a tutto tondo su questi temi.
Giovanni Invitto è ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università del Salento. I suoi interessi scientifici riguardano soprattutto il pensiero del ‘900 europeo. Nel 1987 ha fondato il quadrimestrale di filosofia “Segni e comprensione”, che dirige. Tra le sue pubblicazioni: Le idee di Felice Balbo (Il Mulino, 1979), Sartre dal “gioco dell’essere” al lavoro ermeneutico (Angeli, II ed. 2005), Sartre. Dio: una passione inutile (Messaggero, 2001). Con Mimesis, ha, tra l’altro, pubblicato La tessitura di Merleau-Ponty (2002), L’occhio tecnologico. I filosofi e il cinema (2005), Idee e schermi bianchi (2007), Fra Sartre e Wojtyla. Saggi su fenomenologie ed esistenze (2007), Merleau-Ponty par lui-même (2010). È nel Comitato Scientifico della Rivista “Chiasmi International” dedicata a Merleau-Ponty.
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