Il confronto-disputa tra cinema e filosofia conosce un momento di forte attualità. Da tempo si fanno convegni sul tema con tesi molto distanti tra loro, si scrivono libri, se ne discute su riviste e mass-media. Questo volume avanza prevalentemente tra due piste di lettura trasversali: quella del “mito” e quella del “falso”. Il testo esamina la valenza filosofica, implicita o dichiarata, di film, sceneggiature, registi e intercala il tutto con riferimenti a radici ed echi filosofici. Si troveranno, quindi, riflessioni su Sartre e il cinema americano, sul neorealismo, sulle figure di Aracne e dell’Anticristo nella filmografia occidentale. Sono presenti anche saggi su Dr. Jekyll e Mr. Hyde nel tempo del muto, su Ingmar Bergman e Dreyer, su Bertolucci e il suo Ultimo tango a Parigi. Conclude un’appendice sull’attore-cantante Modugno e la sua sicilianità “autofalsificata”.
Giovanni Invitto è ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università del Salento, dove ha insegnato anche Estetica e Sociologia dell’arte. Nel 1987 ha fondato il quadrimestrale di filosofia “Segni e comprensione”, che ancora dirige. Tra le sue pubblicazioni filosofiche ricordiamo: Le idee di Felice Balbo (Il Mulino, 1979), Sartre dal “gioco dell’essere” al lavoro ermeneutico (Angeli, II ed. 2005), Alain. Un filosofo dei segni (Manni, 1999), Sartre. Dio: una passione inutile (Messaggero, 2001), La tessitura di Merleau-Ponty (Mimesis, 2002), L’occhio tecnologico. I filosofi e il cinema (Mimesis, 2005). Ha curato Fenomenologia del mito. La narrazione tra cinema, filosofia e psicoanalisi (Manni, 2006) e La fenomenologia e l’oltrefenomenologia. Prendendo spunto dal pensiero francese (Mimesis, 2006). Ha tradotto testi di Sartre e Merleau-Ponty. Suoi scritti sono stati pubblicati in Francia, Belgio, Brasile, Spagna, U. S. A.
