La nostra esistenza si fonda su un’esperienza estetica. Anche una sensazione apparentemente non importante, spiega Henri Maldiney, può aprire un orizzonte di senso grazie alla ricettività umana che è insieme attiva e passiva: “trans passibile”. Dal contatto sensibile preliminare dipende lo stile stesso della nostra esistenza. Questo contatto ha una sua logica immanente, non riducibile agli oggetti della psicologia oggettiva, della fisiologia, delle categorie della rappresentazione. Esso è la modalità d’apertura, insieme
attiva e passiva, che accoglie, integra e trascende l’evento sensibile nel quale il mondo si presenta. L’esperienza estetica si produce in ogni evento critico, ma è soprattutto nell’opera d’arte che l’aisthèsis manifesta la sua logica e si fa visibile, pur restando irriducibile a ogni spiegazione. A contatto con l’arte, noi siamo come rapiti, proiettati all’interno di uno spazio e di un tempo che non produciamo, ma che co-nasce insieme a noi nell’evento dell’opera. Attraverso le opere, scrive Maldiney, ci riconosciamo testimoni di un’apertura all’essere di tutto ciò che ha luogo. Nato a Meursault, 1912, Henri Maldiney oggi è considerato uno dei maggiori filosofi francesi. I suoi contributi alla psichiatria e all’estetica sono il prodotto di un progetto filosofico vasto e originale, erede delle filosofie dell’esistenza di Heidegger e Binswanger, di “classici” reiterpretati, come Hölderlin e Schelling, delle intuizioni di Cézanne, di Klee, di Francis Ponge.
Giuseppe Santonocito è dottore di ricerca in Filosofia. Ha studiato a Venezia e Parigi, dove si è occupato del tema dell’esperienza estetica, confrontandosi con il pensiero di Heidegger e Maldiney e con l’opera di artisti come John Cage. Attualmente collabora con la cattedra di Estetica dell’Università di Venezia e con la rivista Domus, rivolgendo le sue ricerche alla percezione dello spazio architettonico.