
Aurelia Delfino
Il filosofo clandestino
Spinoza nei manoscritti proibiti del Settecento francese
Se c'è un filosofo clandestino, questi è Baruch Spinoza. Questo libro ripercorre la figura della fortuna e del pensiero di Spinoza, nei manoscritti proibiti francesi del Seicento e del Settecento. Una fortuna che fu grande. Ma come accade spesso in questo genere di ricerche, il risultato non è la semplice somma delle parti in cui si era diviso il lavoro. Chiamato in causa massicciamente nei manoscritti clandestini, Spinoza diventa clandestino. La sua figura e alcuni fondamenti della sua filosofia vengono arruolati nella costruzione di un nuovo materialismo. Lo Spinoza che ne esce non è quello che leggiamo oggi, nella sua complessità. Ogni stagione della storia della filosofia ha richiamato ha richiamato dal passato i suoi testimoni prediletti, ogni epoca ha tradotto e tradito i suoi illustri predecessori, eleggendoli a nuova fortuna. Non sarà allora l'operazione condotta dai materialisti clandestini su Spinoza a destare scandalo, nemmeno con i suoi abbagli e con le sue semplificazioni. Mostrare nei particolari le modalità di questa utilizzazione del pensiero di Spinoza è doveroso. Ma l'aspetto più interessante del lavoro non è il leggere questo rapporto nei termini del fraintendimento, del tradimento, è piuttosto il puntare l'obiettivo sulle intenzioni positive degli autori clandestini e poi sulla costruzione dell'emancipazione dalla figura di uno Spinoza maestro di materialismo, nel momento in cui questo si salda con l'ateismo.
Aurelia Delfino (1972) collabora con la cattedra di Storia della Filosofia a Scienze della Formazione all'Università di Milano-Bicocca, di cui è titolare il professore Mario Cingoli. si occupa di letteratura clandestinba francese e di filosofia moderna in generale; ha studiato alla Scuola di Alti Studi di modena dove ha conseguito il dottorato di ricerca sotto la direzione di Paolo Cristofolini, Antony McKenna e Tullio Gregory.