
Il libro considera il potere nelle relazioni quotidiane – in famiglia, fra amici, sul lavoro – dove tutti lo soffriamo e lo infliggiamo vicendevolmente, senza tuttavia prenderne consapevolezza, e tantomeno responsabilità: per il senso comune il potere è sempre in alto, distante, estraneo. L’inconsapevolezza del potere è legata a un’altra rimozione, il misconoscimento dell’individualità, che pesa sulla relazione con gli altri e in particolare con se stessi; in definitiva il tema del libro è l’autoaggressività e l’autonegazione che stanno all’origine della violenza nei confronti altrui. La persona comune si nasconde il potere con cui grava sugli altri e su se stessa.
Adriano Bugliani, filosofo e psicologo, insegna Storia della filosofia all’Università di Firenze. Ha pubblicato La storia della coscienza in Fichte (Milano 1998) e, con Mimesis, La discrezione dello spirito. La psicanalisi e Hegel (2004).